Perché i politici usano Twitter in modo aggressivo e quale strategia alternativa è più efficace
Molti politici usano il web, e specialmente Twitter, in un modo rudimentale ma molto efficace per la propaganda politica: ripetizione di frasi, uso di parole evocative per i propri elettori e ridicolizzazione dell’avversario.
Il metodo è molto efficace perché rinchiude gli utenti in quelle che vengono definite echo chambers (camere dell’eco). Il meccanismo delle echo chambers è il seguente ed è evidente per chi frequenta il web:
- i politici e, in generale, tutti i promotori di una linea politica ripetono e rafforzano continuamente le affermazioni che rispecchiano i preconcetti degli utenti che li seguono
- in questo modo gli utenti rafforzano le proprie convinzioni
- l’effetto è quello di persone rinchiuse in una camera virtuale nella quale rimbombano ripetutamente l’eco dei preconcetti e degli slogan.
Questo meccanismo porta ad aumentare la polarizzazione politica e sociale e le tendenze estremistiche ma, in realtà, non è un fenomeno nuovo. La ripetizione ossessiva degli slogan è sempre stata fatta, anche nel passato, seppure con altri mezzi: oggi tuttavia le caratteristiche dei social media rendono questo meccanismo particolarmente efficace.
Per questo Facebook ha effettuato più volte modifiche alla propria piattaforma, mentre Twitter sta sperimentando nuove funzionalità pensate proprio per esporre gli utenti a opinioni politiche contrastanti ed evitare il fenomeno delle echo chambers.
L’obiettivo di Twitter è ridurre la polarizzazione politica, ma la soluzione pensata potrebbe in realtà peggiorare le cose: costringere gli utenti a leggere opinioni politiche opposte alle proprie può, secondo alcuni studi, avere l’effetto opposto e rafforzare i propri punti di vista o, in altre parole, i propri preconcetti.
A questo proposito è molto interessante una recente analisi del sociologo Chris Bail (Exposure to opposing views on social media can increase political polarization), nella quale viene illustrato come il rimedio pensato da Twitter, anziché ridurre la polarizzazione politica, ne provochi invece l’aumento. Questo avviene perché, nel momento in cui le persone sono esposte a opinioni contrastanti, tipicamente vanno a sperimentare su se stessi un episodio di dissonanza cognitiva che, invece di far prendere in considerazione anche il punto di vista diverso, le spinge a ripensare ai propri motivi di contrarietà a tali punti di vista.
In questo modo vengono rafforzati i motivi che consentono di rifiutare le opinioni diverse.
Lo studio non afferma che persone con opinioni opposte non possano dialogare tra di loro ma che il contatto tra gruppi opposti è efficace solo se è orientato in una direzione positiva e, ancora di più, quando le persone cooperano per risolvere problemi condivisi.
Questo non è proprio quello che avviene di solito su Twitter, sia per i limiti tecnici della piattaforma (a cominciare dal numero dei caratteri) che per la stessa natura “anonima” e spontanea delle interazioni.
Come è evidente, le caratteristiche della piattaforma non favoriscono di certo la comprensione reciproca.La conseguenza è che le opinioni politiche diventano più radicate e quindi è decisamente il caso di considerare strategie diverse.
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